Le chroniche di Giovanni Sercambi, Lucchese . chè favo- regiava li raspanti. Et elessero uno capitano chiamato messer Ranieri dalla Medula. E funno chacciati la nocte medezma di20 Pisa quelli della Rocha com alquanti Pisani raspanti, e pagònno molti denari. E così rimasero i Gambacorti e bergolini ma- giori & signori di Pisa et di Luccha. CXXXIII. Come fu morìa grande. Avendo Idio dimostrato per li nostri peccati segno della fa-me, chome è stato contato, e con tucto ciò li homini nonpentirsi ne perdonare le ingiurie, ma di magior male fare ordi-namento, diliberò la somma potentia di Dio, per m


Le chroniche di Giovanni Sercambi, Lucchese . chè favo- regiava li raspanti. Et elessero uno capitano chiamato messer Ranieri dalla Medula. E funno chacciati la nocte medezma di20 Pisa quelli della Rocha com alquanti Pisani raspanti, e pagònno molti denari. E così rimasero i Gambacorti e bergolini ma- giori & signori di Pisa et di Luccha. CXXXIII. Come fu morìa grande. Avendo Idio dimostrato per li nostri peccati segno della fa-me, chome è stato contato, e con tucto ciò li homini nonpentirsi ne perdonare le ingiurie, ma di magior male fare ordi-namento, diliberò la somma potentia di Dio, per modo di morìa5 punire quelli che scredenti a Dio & pertinaci in nel malfaresensa rimedio, posto che molti innocenti perissero della morìache Dio promisse. Che essendo venute di Romania due galeedi Genovesi e sposate a Pisa, li homini che in su quelle galeeerano, essendo corrotti da pestilenzia, e giunti ini Pisa alla Pias-10 sa de Pesci, tucti coloro che con taU marinari favellònno, tutti e. 49 c)6 PARTE PRIMA DELLE CRONICHE. subitamente funno amalati e morti; e tal venuta fu all entratadi gennaio in .mcccxlviii. E cosi la moria cominciò grandeim Pisa, e poi si sparse per tucto Toscana e maximamente inLucclia. E im quel tempo, cioè a dì .xviii. ferraio dicto anno,naqui io lohanni Sercambi in nella contrada di santo Christo- 15fano, in nelle case di messer Santo Faiabrina; in nella quale^- 50 A morìa morlono più di 80 per centonaio. Et era sì corroctar aire, che in qualunqua luogo huomo andava, la morte il giun-gea; e poco si curava di morte, vedendone tanti morire. Eper ciascuno fu stimato essere la fine del mondo. E tal moria 20durò in nelle parti di Toscana più d uno anno. E tucti coloroche rimasero vivi, rimasero ricchi; però che il tezoro di moltirimase a uno. E con tucti onesti segni i Pisani non abando-nòmio però Luccha, ma con più aspresse quella signoregiònnopiù tempo. 25 CXXXIV. Come si fé lo perdono da Roma. Essendo restata la morìa & poghe pe


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